Il modello teorico-clinico che abbiamo elaborato, a partire da decenni di studi, ricerche e applicazioni nella clinica quotidiana, mette al centro del training l’approccio della Gruppoanalisi, al quale integra il modello Psicoanalitico Relazionale per il trattamento Individuale e gli apporti metodologici dell’approccio Sistemico-Relazionale e della prospettiva Socio-Costruttivista, per così ampliarsi nella “PolisAnalisi“, intesa come una presa in cura anche dei sistemi socio-culturali che sono matrice del malessere individuale.
Modello teorico di riferimento
Il modello di riferimento della Specializzazione in Psicoterapia Gruppoanalitica e Polisanalisi (SPGP)) si colloca nell’ambito della psicoterapia ad orientamento psicodinamico privilegiando il vertice gruppoanalitico (Foulkes, 1975, 1984; Lo Verso, 1994, 2008, 2011) con integrazioni del modello psicoanalitico relazionale (Ferenczi, 1975, 1988; Mitchell, 1983, 1995; Sullivan, 1975).
Nella nostra prospettiva consideriamo la gruppalità, la relazionalità e il legame familiare, sociale, biologico, culturale, comunitario e istituzionale, quali dimensioni costitutive, consce e inconsce, della psiche umana. I legami e le appartenenze influenzano la vita di un soggetto e la costituiscono come iscritta in una rete di relazioni. Il soggetto, in tale prospettiva è costitutivamente trans-personale perché permeato dai significati, dalle immagini, dagli ideali, dalle aspettative e dai desideri che abitano il mondo degli altri e dal confronto interno/esterno con tutto ciò.
I fenomeni psichici individuali trovano piena comprensione soprattutto se collocati entro la storia e la dinamica psichica della matrice relazionale, affettiva e simbolica, di cui il soggetto è parte, considerando “il paziente come l’anello di una lunga catena, un punto nodale in una rete di interazione, la quale è la vera sede dei processi che portano tanto alla malattia che alla guarigione” (Foulkes, 1975). Ne consegue quindi una pratica clinica attenta di volta in volta ai correlati gruppali, istituzionali e psicosociali delle varie situazioni, al rapporto tra dimensione conscia ed inconscia del dispositivo stesso di cura e delle organizzazioni terapeutiche in cui ci si muove e dei vari contesti sociali. Poniamo l’attenzione su questo anche per l’insufficienza oggi della formazione alla psicoterapia gruppale e nelle istituzioni in Italia, che invece va rilanciata essendo utile per l’ampliamento e profondità di tutto il lavoro psicoterapico. Fondamentale, oggi, appare il dialogo scientifico tra questa impostazione, gli altri orientamenti psicoterapici, le neuroscienze, la ricerca empirica, il lavoro di cura strettamente inteso nel suo collegamento con la sintomatologia.
C’è un’incessante dialettica tra istanze di appartenenza e identificazione da una parte e istanze di differenziazione e sviluppo soggettivo del Sé dall’altra. “Individuo” e “gruppo”, in quest’ottica, non connotano dimensioni totalmente distinte o in opposizione ma divengono prospettive complementari di sguardo sulla soggettività e la psicopatologia, in cui l’una è alternativamente in posizione di figura o sfondo rispetto all’altra, in reti di sistemi in cui le “gruppalità interne di ciascuno colludono tra loro nella costituzione di gruppalità sociali” (Napolitani, 2006).
Nella nostra prospettiva la malattia psichica come sofferenza individuale è anche risuonante con la sofferenza generale del sistema sociale, della società, della cultura (Elias, 1990): l’individuo è un continuum della società e viceversa. In questo senso usiamo anche il termine “Polisanalisi”, che non indica un altro modello o approccio, ma denomina solo l’ulteriore ampliamento e utilizzo in contesti socio-istituzionali e comunitari del modello gruppoanalitico, rimanendo quest’ultimo il nostro unico modello di riferimento teorico clinico negli insegnamenti del corso.